Il capo del team tecnico anti-Covid-19 dell’Oms, Maria Van Kerkhove, aveva dichiarato lo scorso giugno che “è molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il coronavirus”. Le sue parole suscitarono scalpore e accesero il dibattito a livello internazionale sulla contagiosità degli infetti senza sintomi.
Kerhove aveva spiegato che attraverso l’analisi dei dati di diversi Paesi si era giunti a rilevare che “i casi asintomatici non hanno trasmesso il virus”. Avendo ricevuto numerose critiche, soprattutto da parte di coloro che accusano l’Oms di creare confusione, la dottoressa ha poi corretto il tiro puntualizzando che non intendeva riferirsi “a una linea ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità” e che si stanno ancora compiendo studi per comprendere il livello di contagiosità di chi non manifesta sintomi.
Certo è che all’interno dell’organizzazione mondiale devono mettersi d’accordo perché il direttore dell’Oms, Regione europea, Hans Kluge, intervistato dal Corriere della Sera, ha affermato che “le persone senza sintomi possono trasmettere il virus. Anche se un individuo diventa maggiormente contagioso in prossimità dello sviluppo dei sintomi, tutti gli infetti hanno la capacità di trasmetterlo”. “Ecco perché è importante che tutti i positivi siano diagnosticati, isolati e ricevano assistenza medica. Queste misure bloccano la catena di trasmissione”, ha concluso.
L’Oms nel corso di questi mesi si è distinto per il suo modo di fare confuso e traballante, che ha condotto gli Stati a scelte spesso errate e la popolazione mondiale a ignorare i rischi connessi alla diffusione di quello strano virus che si manifestò a Wuhan, in Cina, lo scorso autunno-inverno.