Grazia e Mauro a Valvezzeno, riserva naturale geologica sita sulle colline piacentine, nella loro azienda, Biofilia, allevano 250 galline, alcune di razze in via d’estinzione, come la polverara, producono miele e coltivano frutti antichi. Elisa, che gestisce la società agricola Moretto a Cassella, in provincia di Rovigo, ha ricevuto l’Oscar Green regionale 2019 per il suo “riso sartoriale”, coltivato sui terreni salmastri del Delta del Po e trasformato poi in farina, birra e deliziosi prodotti da forno. Francesca, la quale si definisce “contadina per passione”, insieme al marito tratta la terra con metodi biologici, servendosi dell’aiuto di insetti utili, e sulla sua pagina Facebook “L’orto di Francesca”, così come sul suo canale youtube e sul suo blog, “Buongiorno dalla Campagna”, fornisce consigli agli aspiranti contadini, contribuendo a rendere di moda un lavoro che, ormai a torto, viene considerato “sorpassato”.

E poi ci sono Federico, titolare della Società Agricola Vispetto, a Gubbio, Perugia, impegnato in produzioni ortofrutticole e nell’allevamento di avicoli e conigli nel totale rispetto degli animali; Mauro e Giuseppe, i quali a Irgoli, in Sardegna, nel birrificio Marduk hanno creato la prima e unica birra agricola 100% sarda a km zero; Bartolomeo, che a bordo del suo sidecar vende succose fette di un’anguria speciale coltivata nella sua azienda di Gioia del Colle, Bari; Daniele, il quale a Larino, in Molise, fabbrica passate, confetture, sottoli, sughi pronti e succhi di frutta adoperando le materie prime appena raccolte nei suoi campi.

Sono sempre più numerosi i giovani agricoltori italiani, le cui storie sono disponibili sul sito della Coldiretti. Ciò che li accomuna non sono soltanto la verde età, la dedizione e l’amore nei confronti della terra, ma anche cultura, formazione, mentalità imprenditoriale nonché la capacità di coniugare perfettamente antiche tradizioni e tecnologie all’avanguardia. Il loro sogno non è diventare tronisti, influencer, personaggi televisivi, bensì mezzadri, campando a stretto contatto con la Natura, sposandone i ritmi, molto diversi da quelli della metropoli, imparando ad ascoltarne suoni e melodie, a riconoscerne i profumi e ad apprezzarne i doni speciali che essa fa all’uomo, soprattutto se quest’ultimo si prende cura dell’ambiente in cui dimora.

Sono gli agricoltori, che non si perdono in vane chiacchiere ma già all’alba si rimboccano le maniche, i veri ambientalisti della nostra epoca e non Greta Thunberg, la quale viaggia in prima classe, frequenta i palazzi del potere e diserta la scuola, né i suoi seguaci, che ad ogni sciopero lasciano le strade sporche e colme di plastica.

È in atto in Italia uno storico ritorno alla terra con oltre 56 mila ragazzi al di sotto dei 35 anni di età che si trovano alla guida di imprese agricole, un primato assoluto a livello europeo con un aumento del +12% negli ultimi cinque anni. Insomma, il Bel Paese è leader nell’Unione Europea in ambito agricolo, stando ad un’analisi di Coldiretti (gennaio 2020).

Ma cosa spinge i giovani verso le campagne? Se fino a qualche decennio addietro coloro che zappavano erano reputati “villani”, “provinciali”, “contadinotti”, ignoranti e rozzi, plebe dalle mani sporche e piene di calli e dalla pelle orribilmente abbrunita e invecchiata precocemente a causa dell’eccesiva esposizione al sole, oggi non è più così. Adesso arare, coltivare, seminare, dissodare, raccogliere sono attività ambite e la campagna non è più quel luogo da cui scappare bensì dove trasferirsi poiché essa offre notevoli opportunità occupazionali a chiunque sia dotato di buona volontà. Possedere il proprio appezzamento, metterlo a frutto, godendo dei piaceri e della serenità della esistenza nei campi, è divenuto un lusso. Nulla a che vedere con la frenetica vita in città, l’impiego in ufficio, il traffico, lo smog, i rumori assordanti. 

È probabile che il ritorno alla terra in cerca di occasioni lavorative riceverà un nuovo impulso nei prossimi mesi, sotto la spinta della crisi economica che ha già cancellato 700 mila posti di lavoro. Del resto, l’epidemia e le misure adottate per il contenimento del contagio hanno fatto riscoprire alla popolazione mondiale, non soltanto italiana, la bellezza ed i vantaggi del vivere al di fuori del perimetro urbano, dove gli spazi disponibili sono pochi e ristretti, la quotidianità è stressante e la salubrità dell’aria scarsa.

Più che un ritornare forse si tratterà di un rifugiarsi nelle nostre splendide aree rurali, percepite come più sicure, nei borghi, nei piccoli comuni dello stivale, dove la ricerca di case è già cresciuta del 29% rispetto al periodo pre-covid, con un’impennata soprattutto nel mese di luglio (analisi dell’Ufficio Studi Idealista).

libro ali di burro

Il primo libro di Azzurra Barbuto
A 10 anni dalla prima edizione, la seconda è ora disponibile su Amazon in tutte le versioni

Acquistalo su Amazon