Giovedì pomeriggio, intorno alle ore 15, stava costeggiando da solo la residenza reale di Sandringham, nella contea di Norfolk, circa 200 chilometri a nord di Londra, alla guida della sua Range Rover, il principe Filippo, 97 anni (e non sentirli) consorte della regina d’ Inghilterra Elisabetta II, allorché ad un incrocio la vettura è finita fuori strada scontrandosi contro un’ altra automobile con tale violenza da ribaltarsi.
E chissà che sorpresa per le due donne – malcapitate – che si trovavano a bordo dell’ altra macchina insieme ad un neonato quando hanno visto sbucare dalla portiera proprio lui, il reale in persona, l’ indistruttibile ed inossidabile Filippo di Edimburgo, sua altezza reale, principe del Regno Unito, conte di Merioneth, barone di Greenwich, capo delle Università di Cambridge e di Edimburgo, con neanche un capello fuori posto e il sorriso ingessato di chi stavolta l’ ha fatta grossa, ma grossa sul serio. «Scusatemi tanto, sono stato accecato dal sole», ha dichiarato con il consueto aplomb.
Le signore – ammaccate – sono rimaste a bocca aperta.
Ci auguriamo che la regina adesso – per ragioni di ordine pubblico – non decida di mettere lo spericolato marito, risultato comunque negativo all’ alcol test, sotto chiave, magari nelle viscere di Buckingham Palace.
Qualche testimone ha affermato che Filippo fosse alquanto spaventato, addirittura sconvolto. Di sicuro pensava alle rappresaglie della moglie una volta tornato nel palazzo reale. «Sciagurato, te lo avevo detto di farti accompagnare da Ambrogio! Ma è oramai da un secolo che con te predico invano», avrà urlato furibonda la regina.
E lui zitto e mosca. Non è escluso che l’ uomo inoltri una richiesta di asilo in Italia per sfuggire alle ire della corona. Tuttavia, considerato il clima politico da queste parti, è probabile che dovrà cavarsela da solo, a meno che il ministro dell’ Interno Matteo Salvini non si intenerisca. «Dio salvi la regina», ripetono gli inglesi. Stavolta ha salvato il principe, del quale si dice che sia vivo per miracolo: per l’ impatto avrebbe potuto rischiare di morire sul colpo, tuttavia non ha riportato neanche un graffio.
Ciò che rischia adesso invece è una condanna per guida pericolosa. Ma non vi è dubbio che egli – assistito dalla sua buona stella – scamperà persino a questo.
E ancora a lungo conserverà il titolo di consorte più longevo di un monarca britannico. Non possiamo fare a meno di chiederci cosa diavolo ci facesse al volante il quasi centenario duca di Edimburgo che potrebbe contare su uno stuolo di autisti personali pronti a scarrozzarlo da una parte all’ altra del reame. Per fortuna non era in sella al cavallo bianco, cosa che ci si aspetterebbe da un principe di tutto rispetto.
Del resto, Filippo non è quel tipo di principe, quello azzurro, che sposa una fanciulla qualsiasi e la porta a corte per vivere per sempre felice e contenti. Cioè, per sempre sì, ok, ma in questo caso fu Elisabetta a condurre nel suo reame Filippo, un vero figo. Non è stato facile per lui domare l’ irrequietezza e l’ ilarità talvolta inopportuna, per esistere e resistere all’ ombra di una donna così potente. La regina, che non è scema, dopo la sua incoronazione stabilì che il marito avrebbe avuto precedenza e preminenza su chiunque, incluso il figlio Carlo, in occasione di tutti gli incontri. In tal modo riconobbe un ruolo importante a quell’ uomo che rinunciò per lei alla sua carriera, accettando di fare il mestiere impegnativo e palloso di sposo della sovrana, svolto magistralmente nonostante qualche gaffe imbarazzante che tuttavia non gli ha fatto perdere l’ affetto e la simpatia che nutre nei suoi confronti il popolo inglese.
Sebbene soffra di problemi cardiaci dal 1992, abbia avuto un tumore alla prostata nel 2008 e abbia subito un’ angioplastica nel 2011, Filippo – noblesse oblige – non si è mai sottratto ai suoi doveri di principe consorte fino all’ autunno del 2017 allorché si è ritirato a vita privata dopo avere conseguito un totale di ben 22.000 impegni ufficiali. Da allora si dedica alla pittura, alla lettura, al polo. E alle scorribande in macchina, nonostante un intervento chirurgico di protesi all’ anca nello scorso aprile. Si salvi chi può! Quanto a lui, ha i secoli contati.
Articolo pubblicato su Libero del 19 gennaio 2019