I fatti avvenuti a Roma venerdì 16 ottobre, intorno alle ore 20, all’interno del parco giochi Mario Moderni, non devono essere sottaciuti. Non solo è stata sterminata da polizia provinciale e veterinari, i quali hanno eseguito loro malgrado una delibera comunale, una famiglia interna di cinghiali, composta da mamma e sei cuccioli inermi che prima di essere trucidati hanno provato invano a destare la madre che giaceva ormai esanime sul cemento. Ma è stata oltraggiata pure la dignità di una donna, che da lustri è l’unica politica italiana che si batte sul campo per i diritti degli animali, ossia Michela Vittoria Brambilla. Ella è stata ingiuriata pubblicamente da un dirigente pentastellato del Comune, Marcello Visca, con un termine sessista e volgare. Lo stesso uomo che, davanti a decine e decine di adulti e bambini in lacrime che cercavano di opporsi all’esecuzione dei cinghialini rifugiatisi nel parco, ha tuonato: “Spostatevi, ora mi godo lo spettacolo”, come narrano i testimoni.

Parole che danno i brividi facendoci tornare indietro di migliaia di anni, all’epoca in cui a Roma il dolore di bestie ed esseri umani veniva spettacolarizzato ed offerto in pasto ad una folla che traeva piacere dallo scorrere del sangue.

I fanciulli che hanno assistito a questo barbaro massacro sono traumatizzati e in massa hanno appeso fiori, poesie e disegnini ai cancelli dell’area ludica in cui si è consumato il crimine. Una maniera per esorcizzare, almeno con la fantasia, quella violenza che probabilmente non dimenticheranno mai più, la quale – lo specifichiamo bene – avrebbe potuto essere evitata.

La deputata di Forza Italia, infatti, aveva offerto una soluzione alternativa, così come previsto dal protocollo d’intesa tra Regione, Comune e città metropolitana, soluzione accolta dal presidente Nicola Zingaretti: Brambilla con i volontari della Leidaa, associazione animalista fondata e guidata dall’azzurra, avrebbe trasferito a sue spese e ospitato genitrice e piccolini all’interno di un’oasi protetta. Avendo ricevuto l’approvazione di Zingaretti, Brambilla si è rivolta all’assessore regionale all’Ambiente, Enrica Onorati, e poi al presidente della commissione capitolina Ambiente, Daniele Diaco.

Sono le 20:15 e tutti sembrano essere d’accordo: ai mansueti cinghiali, che da giorni dimorano nel parco e si lasciano accarezzare e nutrire dai bimbi dell’asilo limitrofo, verrà risparmiata la vita e Diaco stesso si impegna a recarsi sul posto allo scopo di fermare il suo dirigente Visca. Quindici minuti dopo però Diaco cambia posizione, come racconta Brambilla, la quale commenta: “Ci ha presi tutti in giro”. Manca ormai mezz’ora alla soppressione dei cuccioli, occorre spicciarsi. La tensione è alta. Bambini e genitori piangono al di là del recinto, intanto la cinghiala, ignara di avere davanti agli occhi i sicari, si adagia su quel letto di foglie che ha costruito per allattare i suoi piccoletti, che si stringono intorno a lei. Diaco, in effetti, al parco ci arriva, tuttavia egli non ordina affatto di interrompere la carneficina. Al telefono con Brambilla, la quale prega di poter interloquire con il dirigente comunale dell’Ufficio Direzione Promozione e Tutela Ambientale e Benessere degli animali Marcello Visca, Diaco temporeggia, sostenendo che Visca si sia allontanato per correre in bagno.

“Avendo compreso che Diaco non aveva intenzione di collaborare, ho chiesto ad un delegato di Leidaa di avvicinarsi a Visca per informarlo circa la soluzione adottata. Ed è a questo punto che, come mi riferiscono i testimoni, Visca pronuncia con disprezzo il primo insulto nei miei confronti. Poi, quando cercano di passargli il telefono, rifiuta di parlarmi aggiungendo, sempre come dichiarano le persone presenti, un’altra offesa irripetibile a me indirizzata”, spiega Brambilla.

La domanda sorge spontanea: un individuo che dovrebbe occuparsi di benessere degli animali è normale che vada in brodo di giuggiole davanti alla soppressione di una famiglia di cinghiali che avrebbe potuto campare serena altrove?

Inoltre, è accettabile che una persona la quale riveste una funzione pubblica sbraiti contro una donna con vocaboli che ritenere “sessisti” sarebbe riduttivo? I pentastellati sono insorti contro l’innocente titolo di Libero, “Patata bollente”, che si riferiva alla situazione scottante caduta in mano alla sindaca di Roma Virginia Raggi, eppure nessuno si è indignato per le frasi insultanti di Visca nei confronti di Brambilla. Le femministe tutte mute, quando la signora lesa è di destra.

Si sono levate solo le voci di Monica Cirinnà e Patrizia Prestipino, a cui poi si è sommato un tweet di solidarietà del sindaco Virginia Raggi, che il giorno seguente ha espresso vicinanza pure a Diaco, colui che avrebbe potuto salvare la pelle ai placidi e teneri cinghialotti, così come aveva garantito.

“Se gli animali non sono pericolosi, per legge non possono essere uccisi. Non mi vergogno di dire che ho implorato Diaco di non finire i cuccioli. Mi toglie il sonno la consapevolezza che, nonostante sia riuscita a fornire una alternativa, la famiglia sia stata cancellata”, confida Brambilla ancora scossa.

Il problema dei cinghiali rappresenta una bella patata bollente nella capitale, così come gli autobus in fiamme e non solo. Tuttavia, non si può imputare agli animali la colpa degli incidenti che provoca la loro presenza in città. Se questi mammiferi si sono spinti fin dentro le mura è perché Roma assomiglia ad una discarica a cielo aperto ed i rifiuti attirano bestie selvatiche. È tenendo pulite le strade e facendo funzionare i servizi decentemente che si risolve la perniciosa problematica, non di certo riservando ai romani codesti show vergognosi e incivili.

libro ali di burro

Il primo libro di Azzurra Barbuto
A 10 anni dalla prima edizione, la seconda è ora disponibile su Amazon in tutte le versioni

Acquistalo su Amazon