È il genere femminile il bersaglio e la vittima principale della propaganda transgender che sta soffiando su tutto l’Occidente. Tale corrente mira ad inculcare nelle menti fragili di bambini e bambine, lontanissimi dalla maturità sessuale, il convincimento che possano essere nati nel corpo sbagliato, che possano scegliere a piacimento se essere maschi o femmine, che il sesso valido è soltanto quello percepito e non quello che si ritrovano nelle mutandine. Dimensioni e ripercussioni di queste teorie sono sempre più inquietanti: esse vengono insegnate nelle scuole, inglobate dunque nei programmi educativi, compaiono sul mercato strumenti bizzarri, come i peni finti, venduti negli USA, da inserire negli slip delle bimbette allo scopo di agevolarle a sentirsi maschi, vengono promosse norme volte ad istituire il terzo genere, ossia quello neutro.

Va da sé che chiunque tenti di opporsi a queste derive viene marcato quale omofobo. Ma qui l’omofobia non c’entra un tubo! Non si discute infatti di preferenze, tendenze, inclinazioni sessuali che la persona scopre dentro di sé e che giustamente asseconda in prossimità della età adulta, ognuno del resto è libero di andare a letto con chi gli pare. La faccenda è molto più contorta: si punta ad annientare i generi per pervenire alla affermazione di un unico genere valido, quello neutrale, né maschio né femmina, né carne né pesce, né questo né quello, tutto e il contrario di tutto, in una società confusa e allo stesso tempo piatta, dove tutti devono pensarla alla stessa maniera, senza diversificazioni che pure costituiscono ricchezza.

Ma perché sosteniamo che tale propaganda gender abbia preso di mira il gentil sesso? Ebbene, sono soprattutto le bambine a rigettare il proprio corpo, stravolgendo la propria identità. Nel 75-80% dei casi sono le ragazze ad assumere ormoni e a sottoporsi ad operazioni tese a trasformarle in maschi. Nel 10% dei casi, invece, sono i maschi a farsi donne. In una istituto scolastico inglese alle alunne di soli 11 anni viene illustrato come comprimere il seno, fasciandolo, al fine di acquisire un aspetto più mascolino, in attesa di potere sottoporsi ad un intervento chirurgico per la sua eliminazione (scuola femminile Nonsuch High School di Cheam, Surrey, Inghilterra). I genitori, rimasti costernati per le scelte dell’istituto, sono stati esclusi da questa newsletter, inviata solamente alle allieve. In essa veniva spiegato altresì alle studentesse la differenza tra bisessualità, omosessualità e pansessualità. Il tutto è avvenuto lo scorso maggio.

Un martellante indottrinamento gender operato sui minori non configura una forma di violenza sulla infanzia? A nostro avviso sì, poiché i bambini dovrebbero essere lasciati liberi di leggere le fiabe, popolate di principi e principesse, di giocare con le bambole e con le macchinine, con le costruzioni e con i pennarelli, di chiamare i propri genitori “papà” e “mamma”, di non essere scaraventati nel folle e pervertito mondo dei grandi, di prendersi tutto il tempo per decidere chi e cosa intendono essere. Essi dovrebbero essere lasciati liberi di sognare. Inoltre, è diritto e dovere dei genitori scegliere come affrontare con i propri figli argomenti di tipo sessuale. Certo, fino a ieri padre e madre erano afflitti all’idea di raccontare ai pargoletti come vengono concepiti i bambini, oggi invece tocca loro addentrarsi in tematiche molto più complesse di cui essi stessi non hanno compreso nulla.

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