Questo articolo è per Claudia, una mia lettrice che ha perso da poco il fratello a cui era molto legata e spesso mi scrive dicendomi che non ce la fa a superare questa perdita. Sì, Claudia, proprio tu. Ognuno di noi ha sperimentato il lutto, perché prima o poi tocca a chiunque. È come un treno che ci investe all’improvviso perché la morte, pure quando sappiamo che è imminente, magari quando la persona che deve lasciarci fronteggia da tempo una malattia, ci coglie sempre alla sprovvista, ci piomba addosso inaspettatamente e non è mai come avremmo immaginato sarebbe stata.

Tra i miei grandi lutti ci sono quello per il nonno e quello per la nonna, entrambi materni. Sono passati quasi vent’anni dalla scomparsa di nonno Salvatore eppure lo penso spesso, con qualche lacrima o un sorriso, o entrambe le cose. La nonna, Antonietta, detta “Primavera”, volata via 11 anni fa, è sempre presente. I suoi consigli sono ancora moniti preziosi, che applico nella vita di ogni giorno. Quando sono un pochino giù, sogno di vederla apparire dal nulla. A me si avvicina con la sua tipica dolcezza, con quella grazia che non ho più riscontrato in nessuna persona, mi dà un bacio sulla fronte, mi abbraccia forte, mi tiene abbracciata come faceva lei. Dobbiamo andare avanti. Da soli. Nonostante questi temporanei addii che ci tocca pronunciare durante il cammino, che ci piaccia o meno, che siamo pronti o meno.

E poi c’è un’altra perdita che mi ha segnata. Ed è piuttosto recente, risale al 23 aprile scorso. La mia micia, Tara, mi ha lasciata dopo quasi 10 anni di vita insieme. Avrei dovuto essere preparata, Tara stava male, nell’ultimo mese aveva avuto un crollo dopo una complicata operazione subita quattro mesi prima. Dentro di me, se proprio vogliamo dirla tutta, sapevo con chiarezza che stava per abbandonarmi. Ma l’altra parte di me si è attaccata strenuamente a lei, non voleva proprio lasciarla andare e Tara resisteva a tutti i costi per accontentarmi. Era sfinita. A volte mi sento colpevole per questo. E mi domando se lei mi abbia compresa e perdonata.

I primi giorni sono stata così male ma tanto male che, per trovare sollievo, ho contattato una medium americana famosa, la quale interagisce con le anime degli animali morti. Questa vicenda non l’ho mai raccontata, forse perché penso che pochi potrebbero capire. Non intendevo trattenere lo spirito di Tara sulla Terra, né fare una seduta spirita per riportarla da me. Desideravo soltanto sapere se stava bene, se mi perdonava, se mi perdonava pure quella volta in cui per toglierle un nodo l’ho pettinata più forte e lei si è arrabbiata e ha sentito di sicuro dolore. Pensieri sciocchi? Forse. Ma dei pensieri non bisogna vergognarsi.

Ad ogni modo, con un inglese non perfetto, dal momento che lo adopero poco, ho scritto a questa medium famosa, autrice di numerosi saggi sul tema (ne ho letto uno). L’ho contattata per ogni via possibile. Le ho mandato foto mie e di Tara insieme, affinché potesse riconoscerla nel caso in cui, come lei ha narrato nei suoi libri, le fosse apparsa. L’ho pregata di dirmi se Tara fosse felice o triste o offesa, o che so io. Ho atteso. Poi ancora atteso. Alla fine, la signora, molto gentile, mi ha risposto. C’è stato uno scambio di messaggi. Avrei dovuto fare una sessione insieme a lei per vedere se fosse riuscita a incontrare Tara. Ma lì mi sono arenata. Mi sono detta: “Azzurra, lascia stare. Tara sta bene, il tuo cuore conosce già la verità. Così non ti fai del bene”.

Mi sono ricordata anche un verso del Carpe diem di Orazio: “Tu ne quaesieris, scire nefas…”, ossia “Tu non chiedere, è vietato sapere quale fine a me e quale a te gli dei abbiano assegnato e non consultare la cabala babilonese. Quanto meglio, qualsiasi cosa sarà, accettarla”. E ho accettato. Anche se ancora è dura, a distanza di oltre tre mesi, fare i conti con l’assenza di Tara. E nei momenti difficili, che non sono mancati ultimamente, avrei voluto soltanto stringerla e sorridere osservando il suo musetto tenero a forma di cuore capovolto.

Tengo le sue ceneri. A volte accendo una candela, più che altro perché a lei piaceva tanto. Però io so che Tara non è intrappolata lì, in quella piccola urna bianca. Io so dove è Tara adesso e non ha senso domandarlo ad una sensitiva. Tara è nel mio cuore. Tra nuvolette bianche, arcobaleni e cascate rosa e scintillanti. E la ritrovo lì. Ogni volta.

Ciò che dobbiamo fare non è soffermarci sulla morte, ma vivere la vita nella maniera più intensa possibile, ovvero amando, rischiando, rischiando ancora una volta di spaccarci il cuore per la perdita di chi, in fondo, non ci lascerà mai.

libro ali di burro

Il primo libro di Azzurra Barbuto
A 10 anni dalla prima edizione, la seconda è ora disponibile su Amazon in tutte le versioni

Acquistalo su Amazon