Quella bresciana è tra le provincie più ricche d’Italia, in cui il Pil per abitante è sopra la media europea. E insieme a Bergamo e Milano compone quel triangolo di fuoco che ha costituito l’epicentro della epidemia da coronavirus nella nostra penisola. A fronte di 92.968 contagiati in Lombardia da inizio pestilenza, Brescia ne conta 15.479 (dati aggiornati al 21 giugno), domenica si sono registrati 37 casi, 10 in più rispetto al giorno precedente, quanto basta ai tifosi della pandemia per creare allarmismo e persuadere la gente a sigillarsi tra le mura domestiche. Mentre in tutta la regione continuano a diminuire i decessi ed i ricoverati in terapia intensiva, attualmente una cinquantina, il governo Conte, tra un party e un ricevimento, si incaponisce nella lotta alla movida, sostenuto da quella parte della stampa che vede nella voglia di ricominciare a vivere manifestata dagli abitanti dello stivale addirittura un pericolo mortale e non un istinto naturale e salvifico.

In verità, la ripresa economica è subordinata proprio a questo slancio vitale che l’esecutivo mira a soffocare insinuando il terrore di una seconda ondata di contagi e del conseguente ripristino della quarantena. È sufficiente fare un giro lungo le rive del Garda, proprio nel bresciano, luoghi che da sempre attirano turisti nostrani e pure tedeschi, per rendersi conto che dalla deprecata “movida”, dallo spagnolo “mossa”, quindi “movimento”, dipende la sopravvivenza di migliaia e migliaia di commercianti, ristoratori, baristi, albergatori, quindi la tenuta di milioni di posti di lavoro. Motivo valido per incentivarla, anziché condannarla.

Sirmione (60 casi e 13 morti, dati aggiornati all’11 giugno) il weekend appena trascorso pullulava di turisti. A prima vista sembrava che il Covid-19 non fosse mai giunto in Italia, ma eccone subito le tracce: tutti i negozi di souvenir, così come quelli di abbigliamento e persino alcune gioiellerie, esibivano in vetrina cartelli dei saldi, dal 50% in su, e la stagione è appena iniziata. I vacanzieri concentrati sulle vie al massimo compravano il gelato o la limonata dal venditore ambulante, eppure essi c’erano, abbastanza per rinvigorire le speranze stremate dei negozianti, alcuni dei quali se ne stavano sull’attenti davanti all’uscio delle proprie botteghe. Quasi tutti i visitatori indossavano la mascherina, qualcuno la teneva abbassata, giusto il tempo di finire il gelato o respirare un po’ di ossigeno. Gli assembramenti in alcune piccole arterie del paesino erano inevitabili. Difficile riuscire a prendere posto in un ristorante senza larga prenotazione: tutto pieno.

Le acque, pure quelle del lago, quindi si sono smosse. Eppure se il ministro Francesco Boccia fosse passato da Sirmione sabato o domenica avrebbe probabilmente tuonato contro la movida, cosa che fa ormai quotidianamente. In questa narrazione tesa a tenerci in uno stato di tensione permanente coloro che bevono lo Spritz sono considerati alla stregua di criminali, soggetti che a causa della loro irresponsabilità provocano morti e non provano sensi di colpa.

Soltanto a Milano clienti ed affari connessi alla movida hanno subito un calo tra il 50 e il 70%, ed è così ovunque, anzi in certe aree è persino peggio. Tuttavia, il BisConte non si accorge di questa tragica emergenza. La sinistra vorrebbe bar vuoti, ristoranti vuoti, spiagge vuote, e si impegna al fine di realizzare questi obiettivi. Insomma, più che ricostruire questo governo pensa ad infliggere il colpo di grazia ad una economia zoppicante e boccheggiante. Nonostante tutto, nel bresciano, sulle sponde del lago di Garda, ecco già i primi tedeschi, che se ne infischiano del virus, intendono venire in vacanza in Italia, come ogni anno. Li incontriamo negli agriturismi intorno a Desenzano del Garda (297 casi e 47 morti, dati aggiornati al 20 giugno), che sorgono immersi in vigneti sconfinati.

Si viene da queste parti per mangiare e bere bene, per godersi il sole e la natura nonché il clima piacevole di questo giugno tutt’altro che afoso. I gestori degli agriturismi campano di questo, concentrando gli affari soprattutto nella fine settimana. I prezzi, che nell’interno sono più da Sud Italia, non hanno risentito del periodo di stop: si spende poco e la qualità dei prodotti, a chilometro zero, è eccellente. Questo tipo di turismo campestre, quasi bucolico, è in espansione, forse perché i tre mesi trascorsi sigillato in casa hanno ridestato nell’essere umano il desiderio di riscoprire il contatto primordiale con gli elementi naturali. Ma anche gli alberghi più lussuosi ed i ristoranti stellati hanno fatto il pienone di clienti. Le tariffe sono alte, tuttavia vantaggiose. In un hotel a cinque stelle di Padenghe (68 casi e 16 morti, dati aggiornati al 21 maggio), gremito di avventori sia italiani che stranieri, sono stati applicati sconti sul tariffario abituale del periodo, pure per effetto della chiusura temporanea del centro benessere. Colazione anche al buffet, tassativamente con obbligo di mascherina. Sdraio e ombrelloni distanziati a bordo piscina. Musica, risate, relax e tanta brama di rinascere. Piano piano.

Articolo pubblicato su Libero il 23 giugno del 2020

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