In questi giorni in diverse città francesi si sono tenute le elezioni amministrative. La gente che abita le periferie non si è disturbata scegliendo di non recarsi al seggio, forse consapevole che poco possa cambiare votando o che peggio di così – in fondo – non possa andare, figuriamoci meglio! Però le urne non sono state disertate dai cittadini che risiedono nei cuori pulsanti delle città, i quali hanno espresso la loro preferenza nei confronti dei partiti ecologisti.

Del resto – si sa – l’ambientalismo è roba da ricchi. Chi ha perso il lavoro, chi non riesce a mettere a tavola la cena, chi non arriva a fine mese ed è sommerso di bollette da pagare e non ce la fa, difficilmente si occupa di clima, o discetta di riscaldamento globale, o vaticina la fine della civiltà umana entro il 2030 o si preoccupa del futuro degli orsi polari (che peraltro stanno benissimo) privi di ghiacciai a causa delle temperature roventi di cui sarebbe colpevole l’essere umano.

Gli ecologisti sono individui con la puzza sotto il naso. Usano il monopattino per scivolare verso l’ufficio che sta ad un isolato di distanza da casa, nel weekend sfoderano la Maserati biturbo per raggiungere la costa Azzurra. Acquistano soltanto prodotti biologici e biodegradabili e poi in estate fanno quotidianamente il pieno di carburante alla moto d’acqua o allo yacht. Sorridono a Greta Thunberg e la considerano una ragazzina adorabile, a cui darebbero volentieri il Nobel, eppure se si realizzasse ciò che auspicano i gretini, ossia la riduzione dei consumi e della produzione, essi stessi si sparerebbero per primi alla tempia, poiché non potrebbero più soddisfare i loro irrinunciabili vitali sacrosanti bisogni materiali.

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