Siamo al paradosso: chi promuove l’invasione dell’Italia, si batte per accogliere più migranti, apre le porte a chiunque, persino in tempi di pandemia e di crisi economica acuta, è considerato un tipo perbene, uno giusto, in poche parole; chi invece difende uno degli elementi-cardine di ogni entità statale, ossia le frontiere, viene messo sotto indagine e processato, come è accaduto al leader della Lega Matteo Salvini, reo nientepopodimeno che di avere fatto il ministro dell’Interno, ossia di essersi occupato di garantire ordine e sicurezza, allorché era ministro dell’Interno.
Non sappiamo più in questo momento quanti migranti positivi al coronavirus (giunti clandestinamente) siano sul nostro territorio. Non ci è chiaro neppure il numero di quelli che sono scappati dai centri di prima accoglienza poiché non accettavano di starsene in isolamento, del resto è cosa nota che gli immigrati siano spesso recalcitranti a qualsiasi regola: sono arrivati in Italia e vogliono circolare sulla nostra penisola senza limiti, sebbene infetti e contagiosi. Se ne strafregano. Ignoriamo altresì il numero degli extracomunitari trasferiti, nonostante siano contagiati, da un luogo all’altro, su indicazione del Viminale.
L’unica sicurezza è che la tanto agognata seconda ondata di contagi si sta già verificando: ogni dì importiamo il virus da Paesi terzi, ossia extraeuropei, in particolare da Bangladesh e Tunisia. Ma non soltanto questi.
L’esecutivo Conte non è in grado di difendere i confini e dunque di salvaguardare la salute ed il benessere dei cittadini italiani. Ce n’è abbastanza perché il popolo italiano si ribelli a questo andazzo e metta fine alla dittatura sanitaria di Giuseppe, il quale auspica la proroga dello stato di emergenza (che non c’è) e intanto pone in essere le condizioni perché lo stato di emergenza si venga a creare aprendo le braccia quotidianamente a centinaia di individui che sono vettori di infezione e mine vaganti lungo tutto il Paese.